State pensando di regalarvi un Rolex ma non riuscite ancora a districarvi tra i vari termini della marca ginevrina? Non preoccupatevi: abbiamo le risposte a tutte le vostre domande. Nel nostro vademecum su Rolex vi spiegheremo cosa si cela dietro a creazioni linguistiche come Rolesor, Paraflex o Cerachrom.
Un termine ricorrente praticamente in ogni Rolex è Oyster, che letteralmente significa ostrica. Coniata da Hans Wilsdorf, fondatore dell’azienda ginevrina, la dicitura Oyster descrive una cassa dalla struttura impermeabile che Wilsdorf definì così: «Alla stregua di un’ostrica, l’orologio può vivere in acqua per un tempo indeterminato senza subire alcun danno interno». Il principio che sta alla base della cassa Oyster, brevettata dalla maison nel 1926, è il seguente: il fondello, la lunetta e la corona sono avvitati ermeticamente sulla carrure, proteggendo così l’orologio da polvere e liquidi.
Altrettanto brillante è la campagna di marketing lanciata di lì a poco per promuovere questa innovazione. Wilsdorf apprende dell’impresa di una giovane segretaria britannica di nome Mercedes Gleitze che vuole diventare la prima donna ad attraversare il Canale della Manica a nuoto e le chiede di portare con sé un Rolex Oyster, che lei indosserà agganciato al collo. Anche se la traversata viene interrotta per maltempo poco prima dell’arrivo, questo non intacca minimamente la visibilità ottenuta dal Rolex Oyster, che dal canto suo ha superato brillantemente la prova di resistenza in acqua.
Da allora, salvo alcune eccezioni, quasi tutti gli orologi della manifattura ginevrina vengono realizzati secondo il principio Oyster e pertanto sono impermeabili almeno fino a 100 m (10 bar).
Naturalmente dal 1926 sono cambiate molte cose e Rolex, in particolare, non ha mai smesso di migliorare la corona. Nel 1953, ad esempio, Rolex lancia il Submariner, che non è soltanto il primo orologio subacqueo della maison ma anche il primo dotato della cosiddetta corona Twinlock. Essa è avvitata proprio come quella del primo Oyster, ma qui ha in aggiunta due guarnizioni (una situata nel tubo della corona e una all’interno della corona stessa) che, dopo che la corona è stata avvitata ermeticamente, rendono l’orologio impermeabile quanto il boccaporto di un sottomarino. Nel 1970 Rolex fa un ulteriore balzo in avanti presentando la cosiddetta corona Triplock, dotata di ben tre guarnizioni e che fornisce una tenuta ancora migliore.
Rolex monta la corona Triplock su tutti gli orologi subacquei (Submariner, Sea-Dweller, Deepsea) ma anche su altri modelli, tra cui il GMT-Master II, lo Yacht-Master e il Daytona. Per gli orologi più eleganti come il Datejust e il Day-Date Rolex si affida invece alla corona Twinlock.
I due sistemi Twinlock e Triplock sono molto facili da distinguere: la presenza di uno o due puntini oppure di un trattino sotto il logo Rolex della corona indicano che si tratta di un sistema Twinlock, se invece i puntini sono tre siamo davanti a un Triplock.
Quando ci si addentra nel mondo di Rolex è quasi impossibile non imbattersi nel termine Oystersteel, coniato da Rolex nel 2018. Oystersteel non è nient’altro che un modo elegante di descrivere l’acciaio 904L. La manifattura lo impiega dal 1985 e, di fatto, è stata una delle prime in assoluto ad adottare questo materiale. Rispetto al tradizionale acciaio 316L, questa versione presenta una percentuale maggiore di molibdeno e rame che lo rendono più resistente alla corrosione e permettono una lucidatura migliore. D’altro canto, però, questo tipo di acciaio comporta lavorazioni più complesse.
L’acciaio Oystersteel viene utilizzato anche nei modelli bicolore della marca in combinazione con l’oro giallo, l’oro rosa o l’oro bianco. In tutte le varianti la cassa, il fondello e le maglie esterne del bracciale sono realizzate in acciaio inox, mentre la lunetta, la corona e le maglie centrali sono in oro. Rolex chiama questa combinazione in oro e acciaio Rolesor.
Un’ulteriore dimostrazione della creatività linguistica di Rolex è il nome che la marca ha creato nel 2005 per il lancio del proprio oro rosa: l’oro Everose. Si tratta di una lega in oro, rame e platino: mentre il rame gli conferisce la sua tonalità color rosé, il platino rende il materiale più duro e resistente e, al contempo, fa in modo che il colore non sbiadisca. Rolex non è l’unica manifattura di orologi a produrre una propria lega di oro rosso. Anche Hublot utilizza una propria lega di oro, rame e platino a cui ha dato il nome di King Gold. Omega fa altrettanto, ma nel caso del suo oro Sedna al posto del platino troviamo il palladio, che garantisce una durezza del materiale ancora superiore a quella del platino.
Rolex non è specializzata soltanto nella lavorazione dei metalli. L’azienda è riuscita a farsi un nome anche nello sviluppo della ceramica e nel 2005 ha creato un materiale particolarmente duro, resistente ai graffi e alla corrosione. Inoltre, il suo colore rimane inalterato anche a distanza di molti anni. Questa ceramica particolare è stata utilizzata per la prima volta per l’inserto della lunetta del GMT-Master II ref. 116718 per sostituire le vecchie ghiere numerate in alluminio che tendevano a graffiarsi facilmente e a sbiadire col passare degli anni. Con l’avvento di Cerachrom questi inconvenienti sono scomparsi. Perfino le graduazioni e i numeri non subiscono variazioni di colore, poiché vengono incisi sulla ceramica e in seguito ricoperti di un strato d’oro o di platino mediante un procedimento PVD.
Se gli inserti iniziali delle lunette erano monocromatici per via della difficoltà di produrre ceramica multicolore per un unico pezzo, dopo ben otto anni di studi i ricercatori di Rolex sono riusciti a trovare una soluzione e nel 2013 Rolex ha presentato per la prima volta un inserto in ceramica Cerachrom bicolore sul GMT-Master II ref. 116710BLNR. Da allora i dischi Cerachrom vengono montati su diversi modelli Professional, tra cui il Submariner, il Daytona e lo Yacht-Master.
Un altro tratto distintivo di tanti orologi Rolex è la cosiddetta lancetta Mercedes: una lancetta delle ore che presenta sull’estremità una stella che ricorda il logo della casa automobilistica tedesca. In realtà essa è stata adottata per praticità: Rolex utilizza questa forma di lancette soprattutto nei modelli sportivi come il Submariner, l’Explorer o l’Airking, ossia in quegli orologi indossati da persone che devono poter distinguere immediatamente la lancetta dei minuti da quella delle ore. L’idea iniziale di inserire un piccolo cerchio sull’estremità della lancetta delle ore presenta delle difficoltà durante il riempimento con la patina luminescente, per questo il cerchio viene poi diviso in tre sezioni. Il risultato è la cosiddetta lancetta Mercedes.
A proposito di patina luminescente, Rolex dota quasi tutti i suoi modelli Professional e una gran parte di quelli classici di lancette e indici luminescenti. Dal 2008 la marca ginevrina punta su un materiale chiamato Chromalight che ha particolarità di illuminarsi di blu, mentre tanti altri produttori impiegano una patina verde. Solitamente si tratta di Super-LumiNova, un materiale utilizzato anche da Rolex fin dal 2000 e tuttora presente, ad esempio, nel Milgauss.
Super-LumiNova è il nome di un prodotto fabbricato e distribuito dalla LumiNova AG Switzerland, azienda che fa capo al gruppo giapponese Nemoto, che ha sviluppato il materiale luminescente. La Super-Luminova è disponibile in diverse varianti di colore, ragion per cui molti ipotizzano che Chromalight non sia altro che Super-Luminova di colore blu e che Rolex gli abbia conferito un nome proprio solo per ragioni di marketing. A dire il vero non sarebbe l’unica marca. Seiko, ad esempio, chiama la sua massa luminosa Lumibrite nonostante si tratti di nient’altro che una variante di colore luminescente di Nemoto. Ma si sa che Rolex tende a mantenere il riserbo e non si è ancora mai pronunciata ufficialmente sull’argomento.
La lente Cyclope è un’altra caratteristica distintiva di Rolex, presente esclusivamente sugli orologi con datario. Il suo nome si ispira a quello del ciclope, il famoso gigante con un occhio solo della mitologia greca. Questa lente ingrandisce la data di due volte e mezza agevolandone così la lettura. Applicata direttamente sul vetro dell’orologio, la lente Cyclope è facilmente riconoscibile per via della sua piccola bombatura. Come tante altre invenzioni Rolex, anche questa nasce dalla brillante mente di Hans Wilsdorf. Il primo Rolex ad averla è stato il Datejust del 1953.
Siamo giunti alla fine della prima parte del vademecum di Chrono24 dedicato alla marca ginevrina. Speriamo di essere riusciti a portare un po’ di chiarezza riguardo ad alcuni termini tipici di Rolex. La seconda parte sarà dedicata ai diversi tipi di bracciale del brand. Non perdetevela!
fonte: Chrono24.it – magazine